38° Pellegrinaggio Macerata-Loreto

«Ti ho aspettato giorno e notte»

Messaggio di don Julián Carrón per il 38° Pellegrinaggio

Cari amici, andando verso Loreto scoprirete più facilmente la profondità sterminata del vostro bisogno, se avrete davanti ai vostri occhi il testimone che il Signore ci ha dato per fare un cammino umano oggi: papa Francesco. Chi avrebbe potuto immaginare la sua risposta ai problemi del mondo e alle urgenze del vivere? Un Anno Santo della misericordia. «Sì, umanamente parlando è da folli, ma “ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini” (1Cor 1,25)». Impariamo dal Papa questo sguardo: «Ciò che incanta e attrae, ciò che piega e vince, ciò che apre e scioglie dalle catene non è la forza degli strumenti o la durezza della legge, bensì la debolezza onnipotente dell’amore divino, che è la forza irresistibile della sua dolcezza e la promessa irreversibile della sua misericordia».

Il pellegrinaggio è una grande opportunità per imparare ad aspettare il Signore giorno e notte e per poter riconoscere Cristo che, venendoci incontro, suscita in noi il bisogno di essere perdonati, ci strappa dalla nostra distrazione e ci attira di nuovo a Sé, come ha fatto con i discepoli di Emmaus.

Vi auguro di rivivere l’esperienza del figliol prodigo in cammino verso casa pieno di nostalgia del padre, come ha detto il Papa nei giorni scorsi, percependo «come batte il cuore di nostro Padre. Era un cuore che batteva di ansia, quando tutti i giorni saliva sul terrazzo a guardare. Cosa guardava? Se il figlio tornasse... La misericordia ci fa sperimentare la nostra libertà». Niente infatti è meccanico, come ogni passo che dovrete compiere, sempre la libertà deve decidere quale posizione assumere: la gratitudine sconfinata del figliol prodigo o lo scandalo del figlio rimasto a casa. La gratitudine fa avanzare, lo scandalo blocca.

Il silenzio e la preghiera vi riempiano di stupore per il palpito del cuore di Dio verso ciascuno: sarà come rivivere il lungo viaggio di Israele fino a Cristo, dominati da un abbraccio più fedele delle nostre infedeltà, «l’abbraccio del Dio che ci crea, ci ha creati e ha permesso questo mistero del peccato originale: ha permesso questa follia disintegrante, questa impossibilità all’unità e alla perfezione, l’ha permessa per riempire tutto della sua natura di Dio, cioè della sua misericordia» (don Giussani).

Per questo non abbiamo paura, non ci scoraggiamo e non ci lasciamo cadere le braccia, ma avanziamo nella speranza: «Una positività totale nella vita deve guidare l’animo del cristiano, in qualsiasi situazione si trovi, qualsiasi rimorso abbia, qualsiasi ingiustizia senta pesare su di sé, qualunque oscurità o inimicizia lo circondi, qualunque morte lo assalga, perché Dio, che ha fatto tutti gli esseri, è per il bene. Dio è l’ipotesi positiva su tutto ciò che l’uomo vive, anche se questa positività sembra talvolta essere vinta in noi dalle tempeste della vita» (don Giussani).

Vi ringrazio per la testimonianza che darete, sostenuti − come Maria − dal vostro «sì» a Cristo e basta. Al ritorno nelle vostre case traspaia dai vostri volti una altrimenti impossibile diversità, segno della portata dell’attrattiva dello sguardo di Cristo, perché «la misericordia è una commozione che tocca le viscere» (papa Francesco).

Tra le intenzioni di preghiera mettetene una speciale per papa Francesco e una anche per me, per il rinnovarsi del mio «sì, Signore, Tu lo sai che ti amo» a vantaggio della vostra vita.

Unito a voi nella fede

don Julián Carrón

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