44° Pellegrinaggio Macerata-Loreto Testimonianze

L'unica cosa che regge è se Dio è vero

La testimonianza di Elena Mazzola, presidente di Emmaus a Kharkiv in Ucraina

Elena Mazzola linguista, traduttrice, docente universitaria, ha vissuto per 15 anni a Mosca e, successivamente, da 5 anni, è presidente di 'Emmaus', una organizzazione no profit, che desidera creare luoghi di amicizia e di fiducia per giovani con disabilità, orfani, bambini appartenenti a famiglie rifugiate a causa della guerra in Ucraina. Attualmente Elena vive anche lei da rifugiata in Italia, insieme con alcuni colleghi e disabili orfani della sua organizzazione

Buonasera! Io inizio col dire che mi sento a disagio ad essere qui per la bellezza che c’è, perché è tutto bello e perché si respira un bene.

Io sono scappata dalla guerra con i miei amici e i miei ragazzi; alcuni sono qua e stanotte faremo il cammino insieme.

Ho fatto per la prima volta nella mia vita l’esperienza di un male che non avrei mai immaginato, l’esperienza per cui ti senti che ti viene strappato tutto di dosso, che non hai più una casa, una ingiustizia che poi si è trasformata, davanti agli occhi di tutto il mondo, in una ferocia e una crudeltà incredibili, che continuano ancora oggi. Io so che ci sono delle persone come me, ma molte anche più di me, che queste ferite, questo sentirsi strappare la pelle di dosso, lo vivono tutti i giorni. So anche quanto è facile non accorgersi di che cosa è vivere davvero dentro questo dolore, perché, io stessa - il Papa parla di terza guerra mondiale a pezzi -  io tanti pezzi di questa guerra  li sento distanti, per cui sono a disagio perché sento che l’esperienza mia è un po’ lontana da quello che vedo intorno a me.

Voglio dire solo due cose stasera: la prima è che quando è scoppiata la guerra, la mattina che è scoppiata la guerra io ero con i miei ragazzi a Leopoli. Ci siamo svegliati alle 5 di mattina. Abbiamo fatto le cose che si fanno in queste circostanze cioè benzina, spesa, pronti a scappare, perchè esplodeva tutto il paese. Le mie ragazze quando si sono svegliate hanno capito che ci preparavamo a venire in Italia. Dopo un mese da quel giorno, eravamo già in Italia tranquille, una di queste ragazze, si chiama Irka, mi ha detto: “sai qual è la cosa di cui ho avuto più paura la mattina che è scoppiata la guerra? Non delle bombe, non che potessimo morire, ma che tu venissi da me e mi dicessi ‘allora non è vero niente, allora Dio non c’è’”. Questa sua posizione - è stato un lampo in cui me l’ha detto - per me è stata importantissima perché neanche per un istante io ho pensato che il male che ci possiamo fare, che il male dell’uomo può significare che Dio non c’è. Per me quello è stato il primo punto per cui ho capito che l’unica cosa che io potevo fare per vivere - perché vivere in questo male per me non è sopportabile, perché quando io vedo quello che succede a gente che conosciamo, quando io vedo questa violenza vera, vera, pensate che abbiano bombardato casa vostra o violentato qualcuno che conoscete - l’unica cosa che regge è se Dio è vero.

E io sono molto grata di poter essere qui stasera con i miei amici, perché quello che sto scoprendo e che voglio sempre più verificare è come l’amore più grande del mondo, che è l’amore di Cristo, che è morto per noi mentre noi lo tradivamo e gli facevamo del male, sia l’unica cosa che può portare speranza anche a chi ha subito un male così grande, come una mamma a cui è stato ammazzato il bambino di 5 mesi, e bisogna moltiplicarlo per tantissime; può riempire la vita piena di senso solo la croce tanto che si può continuare a vivere e a sperare e a camminare. Io sono grata di poter camminare verso la madre di Dio che sicuramente questo dolore lo conosce e ne conosce il senso.

Grazie!