43° Pellegrinaggio Macerata-Loreto

L’intervento di Mons. Giancarlo Vecerrica al momento della assegnazione del "Premio San Firmano” 2021

Oggi, immersi nella lotta al virus e all’isolamento richiesto, emerge il bisogno della cultura della comunità e della fraternità.Pubblichiamo l’intervento di Mons. Giancarlo Vecerrica al momento della assegnazione del "Premio San Firmano” 2021, consegnato il 9 luglio come riconoscimento del contributo del Pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto per la valorizzazione e conoscenza della Abbazia a livello nazionale.

Questo premio è dato ad uno - il sottoscritto - per tutti, viene dato alle decine di migliaia di giovani e adulti di tutto il mondo che partecipano al Pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto. E, allora, permettetemi di riflettere con voi su:
1. Il valore dei pellegrinaggi, fonte di speranza
La mia gratitudine e ammirazione per il Sindaco Dott. Rolando Pecora, per il Parroco Don Giacomo Ippolito e la Presidente del Premio. Con questa iniziativa voi realizzate il messaggio che Papa Francesco ha rivolto l’anno scorso agli operatori della comunicazione, dal titolo: “’Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria’ (Es 10,2). La vita si fa storia”. Tenere vive la storia e la memoria di San Firmano e dei monaci è dare anima alla nostra società sempre più povera e incattivita, isolata e intristita, ma che cerca la vera speranza, soprattutto in questi giorni nella lotta contro il coronavirus. 
Il monachesimo, alimentando la civiltà cristiana, ha ridato speranza all’Italia e a tutto l’occidente. Uno dei gesti più sviluppati dai monaci era il pellegrinaggio, in quanto indica la meta alta della vita e infatti è la meta che determina il cammino. La telefonata di Papa Francesco di quest’anno ci ha indicato proprio questo: “Guardare l’orizzonte, ma non camminare da soli”. 
Quanto è importante oggi rianimare i pellegrinaggi di fronte a un popolo che sta perdendo il senso del vivere, soprattutto in questa circostanza della pandemia che alimenta la paura del vivere. Papa Francesco ai giovani di Thailandia ha dato questo programma di vita: “Camminare e pregare”. E così ha ripetuto in ognuna delle nove  telefonate al Pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto: “La vita è per camminare, per costruire un’amicizia sociale, per proclamare il Vangelo di Gesù” (2016); “peregrinare è camminare per andare all’incontro con la pienezza che è Gesù” (2019). Si possono rileggere queste telefonate nel libro “Gli squilli di Francesco”, edito dalla Libreria Editrice Vaticana.
Dico grazie ai monaci del tempo di San Firmano e dico grazie oggi a voi amici di Montelupone per la memoria del monachesimo che tenete viva, perché il mondo oggi ha bisogno di questa speranza alimentata dai pellegrinaggi, per vincere la paura del vivere.

2. I pellegrinaggi sono luoghi di comunione
Oggi, immersi nella lotta al virus e all’isolamento richiesto, emerge il bisogno della cultura della comunità e della fraternità.
Di fronte al disfacimento dell’impero romano e all’invasione dei barbari, di fronte alla dispersione, i monaci, anche con la proposta dei pellegrinaggi, hanno ricomposto l’unità di popolo, con il camminare insieme, nella fraternità, come figli di uno stesso Padre. Quanto è importante questa riscoperta dell’unità del popolo di Dio nel nostro mondo, pieno di guerre e di divisioni, di conflittualità e di chiusure e in questo momento di crisi per la pandemia, in cui sembra vincere il detto individualistico “si salvi chi può". Papa Francesco in “Christus vivit” racconta un simpatico e significativo proverbio africano: “Se vuoi andare veloce, cammina da solo. Se vuoi arrivare lontano, cammina con gli altri”. Ho saputo che la bella Visita Pastorale del Vescovo Mons. Nazzareno Marconi a Montelupone dell’anno scorso è stata definita così: “Montelupone fa comunità”. Continuate cari amici a curare l’esperienza di fraternità attraverso i pellegrinaggi.

3. Il Pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto, per una vita di speranza e di fraternità 
Ancora la mia gratitudine per come la comunità di San Firmano, fin dall’inizio 1978, ha accolto questo cammino del Pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto. Quando il numero dei pellegrini era contenuto, San Firmano era una tappa meravigliosa, ma anche “rischiosa”: meravigliosa per l’accoglienza, rischiosa perché molti erano tentati di non ripartire. Abbiamo ancora nel cuore l’accoglienza gioiosa del caro Parroco Don Armando Senigagliesi e dei suoi fedeli. Quando poi dagli anni novanta abbiamo dovuto cambiare il tragitto anche per il numero enorme dei pellegrini, non è stato più possibile fermarsi. Vi assicuro però che nell’attraversare questo storico e stupendo territorio ogni anno c’è il ricordo di questa storica Abbazia millenaria, che viene presentata ai pellegrini provenienti da tutta Italia e dall’estero. 
Dal 1978 con i miei amici ho voluto ripercorrere questa via lauretana, che le famiglie maceratesi, nel passato, svolgevano per ringraziare la Madonna nei momenti belli e fecondi della vita agricola e per chiedere grazie per i momenti difficili e allora ho voluto offrire questa ripresa del pellegrinaggio a Loreto ai miei studenti del liceo classico di Macerata, per aiutarli a vincere la paura di diventare grandi.
I giovani hanno bisogno di guardare a una meta alta della vita per sapere chi ringraziare e a chi rivolgere la domanda di aiuto. Questo è il livello educativo del Pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto: gli adulti accompagnano i giovani a Loreto, dove la Madonna, Madre di Dio e Madre nostra, attende, accoglie e ristora l’umanità bisognosa. Solo la presenza di adulti che testimoniano questa certezza attrae e vince la paura del vivere. Rimane vivo il tema del Pellegrinaggio virtuale di quest’anno: “Quando vedo te, vedo speranza”.
Per secoli, dal 1294, Loreto è stata meta di pellegrinaggi, da Roma e da varie città, come da Macerata. E l’Abbazia di San Firmano è stata ed è luogo di accoglienza, soprattutto dei giovani. 
Don Giussani, portando la sua testimonianza all’inizio del pellegrinaggio del 19 giugno 1993, con la partecipazione di San Giovanni Paolo II, ci diceva: “La concezione della vita che abbiamo è quella di un pellegrinaggio. ‘Homo viator’ come dicevano i medioevali. L’uomo che cammina, che cadrà anche a terra mille volte al giorno, ma mille volte si rialzerà, perché la speranza poggia su una ragione più grande, sempre più grande che la propria debolezza. Così quello che iniziamo ora è un simbolo, il simbolo della vita secondo la nostra coscienza cristiana”.
Il mio augurio è questo: che il bel Comune di Montelupone e la meravigliosa Abbazia di San Firmano siano faro della cultura della comunità e della fraternità, oggi estremamente necessarie.  
                                + Giancarlo Vecerrica
                                    Vescovo Emerito

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